Proteggere i propri dati personali al tempo del Covid
Come ben sappiamo, l’emergenza sanitaria ha bloccato interi paesi e lasciato segni indelebili. Ciò che però non si è mai fermato e anzi ha trovato una spinta aggiuntiva è il mondo digitale. È grazie alla tecnologia infatti che in questi tre lunghi mesi siamo riusciti a continuare a studiare, lavorare, divertirci e comunicare con i nostri cari. La tecnologia oggi ci permette inoltre di tenere traccia di possibili contagi e evitare il ritorno di focolai così aggressivi grazie all’app Immuni, scaricabile ora nello Store di Google e Apple.
Ma l’aumento dell’uso del digitale ha riportato in auge anche un dibattito sempre molto sentito: la privacy online e l’uso dei dati personali. Alcune ricerche infatti hanno dimostrato come molte aziende e dipendenti sono preoccupati per la gestione della sicurezza informatica dei loro dispostivi per lo smart working. In fondo molto spesso si tratta di proteggere computer, laptop e smartphone lontani tra loro, connessi con reti diverse. I più colpiti sono propri i lavoratori da remoto, con il 58% – secondo l’indagine Tripwire – colpiti da malware o falle di sicurezza.
Naturalmente non è tutto perduto, a volte le falle di sicurezza sono facilmente evitabili e allo stesso tempo i dati possono essere recuperati se conservati in back up e crittografati. È altrettanto necessario usufruire degli strumenti dati dalla cybersecurity per proteggere i dispositivi, come ad esempio installare firewall e antivirus, proteggere ogni account con delle password univoche e utilizzare delle reti sicure come le VPN italiane.
Discorso diverso invece per l’utilizzo personale di internet e di tutti i servizi che offre. Naturalmente le regole citate sopra valgono anche per i nostri profili personali e anche per i dispositivi mobile, molto più usati per le attività quotidiane rispetto ai computer. Oltre alle regole di base, per proteggere i nostri dati personali più sensibili dobbiamo affidarci anche all’educazione digitale. Ovvero capire che autorizzazioni diamo ad ogni app e che cosa condividiamo con esse. Ad esempio, Facebook ha una lista infinita di autorizzazioni e di dati raccolti su ognuno di noi, a volte nemmeno indispensabili per il corretto funzionamento delle app. In questi mesi di lockdown ognuno di noi ha speso ancora più tempo in rete, fornendo montagne di dati alle compagnie digitali, tant’è che un sondaggio di ExpressVPN rivela che il 79% degli americani crede che le aziende tech (Google, Apple, ecc..) trarranno vantaggio dall’uso dei dati, non solo delle app di tracciamento, ma di ogni servizio usato in questo periodo.
Molti prevedono già un futuro basato su queste nuove tecnologie e spingono per una rivoluzione tecnologica ancora più forte, ma allo stesso tempo è necessario informare e dare gli strumenti adeguati a tutti gli utenti, per rendere la rete e i dispositivi un luogo virtuale sicuro e accessibile a tutti.
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